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sabato 6 agosto 2016

Vita familiare, in foto

Che facciamo qui, a parte fare esperienza degli eventi del post(-accio) più in basso? 
I due piccoli passano ore ed ore a scuola (tranquilli, non si ammazzano di lavoro...), vanno ora in piscina tre volte la settimana, se non hanno tosse&raffreddore come l'ultima settimana e mezza, e fanno atletica con papà gli altri due giorni feriali.
I due grandi lavorano. Come, volete sapere di piu? Colpa vostra, allora!
Elena - pronti? Via: incontri per genitori e insegnanti, controllo sviluppo bambini, educazione fisica, trattamenti di stimolazione per bambini con qualche genere di ritardo, lezioni di educazione alla salute e accompagnamento/organizzazione per il programma dentistico (porta i bambini), coordinamento volontari e sicuramente manca qualcosa...
Mattia - molto più semplice: stress come professione, cioè insegnare inglese in 3a (non sempre facile) e in 6a (follia) / un po' di educazione fisica (se i selvaggi permettono) il venerdì mattina / atletica 4 pomeriggi la settimana (per un'oretta).

Di grazia poi arriva il fine settimana quando, nonostante il sabato spesso, per lo meno la mattina, é dedicato a pulizia camere e bucato, cerchiamo di rinfrescarci l'animo andando fuori e come testimoniano le foto di luglio, ci stiamo riuscendo bene, con gite di vario genere, di solito in città ma per fortuna non sempre, e tutte molto valide. 

giovedì 4 agosto 2016

Il colore del sangue (quando la scrittura diventa catartica)

Una settimana dopo l'arrivo eravamo già stati proiettati nel mondo violento del nostro quartiere, con un genitore della scuola ammazzato e Mattia che mentre va alla veglia funebre con gli altri insegnanti passa dall'altro lato della strada rispetto ad un folto gruppo di gente radunata attorno ad una madre che piange sopra un corpo senza vita sul marciapiede della via principale, ma oggi quella che chiamiamo la nera signora si é fatta vedere ben più da vicino nel suo colore più raccapricciante, quando Mattia, appena lasciato l'ultimo dei ragazzi che riaccompagna a casa dopo allenamento, ha prima sentito tre spari assai da vicino e poi visto un giovane, sul marciapiede opposto, a 50 metri di distanza, girarsi indietro un'ultima volta prima di scappare via di corsa lungo la strada principale, lasciandosi dietro una donna tra i 30 e i 40, immobile al suolo, braccia larghe, una gamba piegata, l'altra distesa, la borsa della spesa in mano, con un rivolo di vita rosso scuro, mescolato a pezzi nerastri semisolidi che fluiva copioso dalla fronte e fuori dalla bocca per scorrere poi sul marciapiede e fino alla strada, sotto gli occhi dei vari presenti e appunto di Mattia, arrivato per primo, a meditare su questa scena così sconvolgente e al tempo stesso così assurdamente non-straordinaria in questo contesto, dove nessuno gridava o piangeva o distoglieva lo sguardo o faceva nulla, visto che il nostro uomo del gas aveva immediatamente chiamato l'ambulanza, la polizia era arrivata quasi subito (o molto tardi, visto che in teoria ci sono sempre due poliziotti sotto casa nostra, a 200 metri dall'accaduto), l'assassino era solo e ormai lontano e la povera donna, sicuramente madre di figli ora orfani, era già al di là di qualsiasi possibile aiuto, nonostante le sporadiche convulsioni la facessero considerare tecnicamente non ancora morta.

Tra tante considerazioni, una continua a tenere il sonno lontano: perché nessuno ha cercato di fermare l'omicida, perché nessuno con un bel paio di gambe si é messo a corrergli dietro urlando?

I cattivi non hanno bisogno d'altro per raggiungere i loro scopi che i buoni stiano a guardare e non facciano nulla.