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domenica 27 novembre 2016

12 Ottobre 2016.2 / La scelta delle armi

Per mantenere uno sforzo di conquista di 524 anni, é necessaria una gran varietà d'armi, giusto?
Nessun problema, l'abbiamo avuta: prima moschetti e malattie, poi sfruttamento della manodopera indigena a livelli da schiavismo, più tardi utilizzo dannoso della terra e gestione truffaldina della produzione (caffè e frutta) da parte delle compagnie straniere che si arricchirono enormemente e distrussero l'economia locale, infine, nella seconda metà del secolo scorso, appoggio politico e aiuto militare a governi repressivi di destra. E non vi preoccupate, quella varietà non ci manca neanche dopo 5 secoli...
Donazioni massicce di vestiti e scarpe, che distruggono la produzione locale, sotterrano splendide tradizioni locali sotto un mucchio di ridicole frasi da magliette, derubano interi popoli di parte della loro identità e coccolano gli occidentali nella maledetta falsa impressione di star facendo del bene.
La globalizzazione, che porta qualsiasi genere di male sociale, dalla dipendenza da cattiva TV alle abitudini violente e morte cerebrale causate da videogiochi, dal cibo spazzatura alla mania dello shopping, dall'acquisto e abuso di telefonini e internet ai fuorvianti sogni di emigrazione, dall'eccesso di traffico d'auto a sciocche e sprecone tradizioni natalizie orribilmente fuori posto; la globalizzazione che minaccia tradizioni alimentari più sane, sostenibili ed economicamente valide e mette interi paesi sulla strada che porta a sovrappeso e obesità grazie all'introduzione delle meraviglie di McDonald&co.
La pubblicità e la diffusione di prodotti da acquistare, che sostituisce il naturale desiderio della gente di migliorare la propria vita con una malata voglia di spendere, spendere, spendere, per prodotti che non sono necessari o sono più cari e meno sani delle alternative tradizionali.
Il neo-liberismo, che erode lo stato sociale, privatizza i servizi e riduce le tasse d'importazione per inondare nazioni con prodotti a basso prezzo che impediscono lo sviluppo delle industrie locali.
La falsistruzione, ovvero la versione locale di quello che dovrebbe essere lo strumento principale per dare un futuro ai poveri e invece, se osservata con sguardo cinico, sembra più uno strumento di repressione: tieni le classi basse a scuola per anni e anni senza insegnare niente di storia, assicurati che non siano in grado di leggere, scrivere e contare in maniera appropriata, sforzati di impedire che sviluppino qualsiasi sorta di pensiero critico (il che é assai facile visto che hai mantenuto i loro cervelli inattivi e hai evitato di dar loro i summenzionati strumenti necessari come leggere e tutto il resto) e puoi star sicuro che non avrai altre pericolose rivoluzioni. In realtà, i guatemaltechi hanno sorpreso molti l'anno scorso, quando sono scesi in piazza per deporre i due politici di più alto grado per motivi di corruzione, ma siamo ben lontani da una vera rivoluzione come quella provata ad attuare 50 anni fa e soffocata in oltre 30 anni di massacri con caratteristiche di genocidio perpetrati dall'esercito...

I Conquistadores Continui sembrano anche aver imparato bene la lezione dei Romani, come si può vedere nella versione locale della strategia "panem et circenses", cioè "risitos y pista de hielo" (patatine in pacchetto e pista da pattinaggio sul ghiaccio): non dar loro sviluppo, servizi sociali o posti di lavoro, ma semplicemente dai loro da mangiare (o almeno metti a loro disposizione qualcosa-che-sembri-cibo a prezzi assai accessibili) e intrattienili con costosi spettacoli idioti le spese dei quali potrebbero essere utilizzate meglio altrove, come la pista installata nella piazza centrale di Città del Guatemala, ovviamente nella stagione fredda, ("invierno"!), in cui le temperature diurne non scenderanno mai sotto i 20 gradi... Tra l'altro, tanto per collegare pensieri, sapevate che l'attuale presidente é un ex-comico, ma non un comico di protesta, semplicemente un uomo di spettacolo?

Per finire, un commento sul cibo, che vi potrà sembrare una nostra ridicola fissa, ma ci pare invece un punto fondamentale, visto che le abitudini alimentari locali sono così dannose, a livello non solo di salute, ma anche finanziario, in quanto i poveri spendono quel poco che hanno per cose non necessarie al loro benessere (un pacchetto di patatine ricoperte di schifezze chimiche non ha alcun valore nutritivo) anziché risparmiare per investire in salute, educazione o migliorie abitative. Una scena dovrebbe bastare: nel mezzo di un negozio locale, piccolo ma non minuscolo, in una stradina secondaria del centro, scorgi una scaffalatura che barcolla sotto il peso di una quantità spropositata di banane mature, giallo acceso, un banchetto di gusto e meraviglie nutrizionali; simile vista non solo ti mette l'acquolina in bocca, ma anche di gioia per questi paesi del Centro e Sud America, benedetti dalla disponibilità e basso prezzo della frutta... se non fosse per quella malefica tendenza dei tuoi occhi a continuare a guardare intorno, che ti porta a vedere il resto del negozio: la parete dietro la scaffalatura, che ora sembra assai piccola, é completamente ricoperta da quelle onnipresenti "liane" di pacchetti di patatine di qualsiasi genere ("gusto" non sembra la parola adatta), che costano solo tanto quanto una o due di quelle deliziose, sane banane che ti riempirebbero in un attimo, mentre la parete sulla sinistra sfoggia due frigoriferi altezza uomo pieni di bibite gassate o zuccherate, l'altra piaga nutrizionale di questi luoghi.

Fatevi coraggio, il prossimo post di questa serie non sarà sulla conquista, ma sulla resistenza...

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