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giovedì 5 maggio 2016

Grande operazione di sicurezza congiunta, sotto casa!

Sabato 23, ore 6.15 di sera, Mattia e i ragazzi scendono in strada per vedere che tipo di cibo si sta vendendo sul marciapiede a fianco al nostro edificio; attraversano poi la strada, per far compagnia a un paio di volontarie che comprano gelati o choco-fruta al negoziato. Mentre aspettano, si conversa degli avvenimenti di circa un'ora prima, quando polizia e ambulanze erano passate a sirene spiegate, correndo giù a Búcaro, dove doveva esserci stata una qualche sparatoria.
6.30 tutti di nuovo sul tetto, con Michele&Sam a mettersi il pigiama per una serata filmica.
6.45 cominciamo a sentire rumori da giù: dalla finestra di una delle stanze vediamo militari in arrivo, con un paio di furgoncini da cui saltano giù soldati, sulla strada giusto sotto la nostra terrazza, proprio dov'eravamo poco fa.
Mentre Elena tiene i bambini in stanza, Mattia con alcune delle altre continua a guardare, sbirciando dal basso della finestra. Si sentono spari, e grida continuano a salire.
Un impavido soldato scala e poi avanza sui tetti di metallo delle case in mezzo all'isolato, mentre i suoi colleghi avanzano dai due vicoli a lato. Altro personale militare tutto attorno, impegnato a scacciare i locali che non sembrano per niente intimoriti (tanto abituati sono a spari e presenza delle forze dell'ordine) e non accennano a spostarsi; alla fine riescono a sgombrare i due vicoli.
Il soldato sul tetto spara colpi d'avvertimento, strisce di luce nel buio, e invita i suoi ad entrare da qualche parte.
Ora arriva anche la polizia, in gran numero. Sembra un'operazione di un certo livello, nessun si ricorda racconti di niente di simile. Devono esserci almeno 30 uomini armati coinvolti, comprese forze speciali, che continuano ad entrare e uscire da quei vicoli, mentre macchine e furgoni vanno e vengono. 
Altri spari.
Non é difficile intuire che stiano cercando membri delle gang coinvolti nella sparatoria del pomeriggio, due chilometri più giù, e che quelli non si lasciano prendere facilmente.
Dopo un bel po' di tempo e confusione, durante il quale si diffonde il panico per una donna, che lavora in UPAVIM, che sembra aver perso la figlia, anche se tutto si risolve in fretta (la ragazzina era da una vicina), vediamo due giovani e una donna portati via dalla polizia, ma la loro posizione non é chiara. Un ambulanza entra in uno dei due vicoli, ma non capiamo se davvero ci siano feriti o morti da trasportare. Le donne corrono nei due vicoli, per controllare che tutti siano salvi a casa.
Le cose ora si stanno calmando, la maggior parte della polizia sembra andarsene, anche se molti si fermano solo pochi isolati più in là; ora ci sono capi della polizia e dell'esercito, in conversazione.
I locali capiscono che il peggio é passato, la gente comincia a muoversi di nuovo, ed ecco arrivare un grido familiare, chiaro segno della fine del grosso della faccenda: tamales, tamales, tamales... la signora urlante é di nuovo al lavoro, vendendo cibo per la sera, quindi la vita riprende, normalmente, secondo gli standard locali.
I ragazzi ovviamente vogliono sapere cosa stava succedendo e cos'erano quegli spari, per cui ora papà può portarli alla finestra e alla terrazza per vedere lo schieramento di polizia e soldati. Poi ritorno al film con altre discussioni sull'accaduto rimandate all'indomani.
La settimana seguente, parlando a scuola a pranzo con i suoi studenti (soprattutto Waldin, che abita proprio in una di quelle strade, tanto che i membri delle gang gli hanno bussato alla porta per cercare rifugio, fortunatamente invano), Mattia scopre che la maggior parte dei ricercati sono riusciti a fuggire correndo giù dalla scarpata sull'altro lato dell'isolato.

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