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giovedì 13 ottobre 2016

12 Ottobre 2016

Per celebrare i 524 anni dalla scoperta conquista dell'AmericaMattia indossava ieri questa splendida maglietta storica, per grafica ed età, portata a casa da nonnaChiara da una conferenza fiorentina sul tema, appunto nel 1992. Il disegno la rende particolarmente significativa per noi qui in Guatemala perché questa é era proprio terra Maya, ma quei 524 anni, nonostante la "resistenza", hanno avuto un impatto notevole e ora quella cultura é relegata ai musei, alle danze o altri eventi occasionali, al turismo e ai prodotti di artigianato da bancarelle o se va bene da commercio equo, ma pur sempre oggettistica da regali o indirizzata ai neo-colonizzatori che si portano a casa un tocco esotico...
Le oltre 20 lingue di ceppo Maya sono ancora esistenti e studiate a scuola, o meglio sono parte del curriculum, ma non sono certo lingue ufficiali e non si vede alcun interesse ad impararle, come é ovvio, visto che rappresentano solo gli strati più marginali della società. Come era già stato significativo per Elena sentirne una "in diretta" qualche tempo fa, é stato molto toccante, per Mattia linguista ed innamorato di quesi focolai di "resistenza" culturale, sentire, proprio ieri, 12 Ottobre, una coppia di mezza età conversare in lingua Maya sul transmetro, l'autobus quasi-gratuito che muove centinaia di migliaia di persone lungo le direttrici principali della capitale. Toccante quasi quanto ascoltare gli anziani (e qualche adulto) cantare canzoni tradizionali, o l'inno nazionale, in gaelico nei pub della verde Irlanda, altro luogo dove la lingua locale é stata quasi completamente soppressa dalla dominazione straniera.
Certo non ci sfugge il fatto che l'Irlanda può vendersi a livello mondiale grazie all'inglese e buona parte dell' America Latina é più facilmente in contatto con tutto il mondo, e internamente, grazie allo spagnolo, ma i vantaggi economici non nascondono le grandi perdite a livello culturale e di identità popolare: bello per noi viaggiare, o poter servire all'estero, usando lingue a noi familiari, ma com'é triste riflettere sui milioni di persone che hanno perso la loro modalità storica di espressione, che é solo un simbolo di tutta una cultura (tradizioni, visione del mondo, stile di vita, arte, musica) soffocata dall'uniforme manto dell'occidente: probabilmente quasi nessuno delle nuove generazioni, a meno che non venga dalla campagna profonda, é in grado di capire o parlare una lingua maya; gli attuali indumenti tipici, per lo meno in città, sono magliette americane, a parte 1 o 2 donne su cento che indossano le stoffe tradizionali; la musica più in voga sarà chiaramente centro-americana (raggaeton, se l'avete mai sentita... non avete perso niente), ma non sorge certo dalla tradizione indigena, essendo solo una versione locale del vacuo pop moderno; il cibo tradizionale é sì, per lo meno quello, ancora venduto ad ogni angolo, ma vive ormai fianco a fianco con il peggio dell'importazione, dai fast-food delle zone più abbienti al cibo spazzatura disponibile in misura illimitata in ogni tiendita (negozietto), di qualsiasi area, più povere incluse; la storia Maya non é nemmeno studiata a scuola; le rovine Maya, visto il livello economico e culturale dei più, sono conosciute solo come immagini dei poster o foto da ritagliare per il cartellone scolastico sul patrimonio culturale, ma non certo visitate...
Sappiamo che sembra solo una tirata contro la globalizzazione, ma ci pare che quello sia solo un aspetto di un processo più profondo e più lungo, cominciato appunto quel glorioso 12 ottobre.
Un dettaglio inquietante che riassume il concetto a livello etnico, economico e culturale? Nelle immagini pubblicitarie, nonostante la stragrande maggioranza della popolazione sia di origine indigena o mestizos (meticci), le facce sono prevalentemente di gente di etnia bianca: 524 anni di conquista, alquanto efficaci.

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